Vinarius Academy: reportage illustrato dallo stage Langhe 2024
Lo Stage Vinarius nelle Langhe
Da domenica 19 a martedì 21 Maggio si è svolto il primo Stage Vinarius del programma di formazione Vinarius Academy del 2024.
Ospiti del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che ci ha guidati in questa full-immersion nel territorio, sono arrivati ad Alba i rappresentanti di sei enoteche associate Vinarius. Questa volta gli iscritti provenivano prevalentemente dalla regioni del nord Italia, con un’unica eccezione toscana.
Incontri e degustazioni hanno spaziato tra i molti vini e Denominazioni delle Langhe, con un’attenzione speciale alle due eccellenze Barolo e Barbaresco.
Reportage Illustrato dello Stage Langhe 2024
A raccontarvi questa intensa esperienza in compagnia degli enotecari Vinarius tra tajarin, tannini e tartufi ci sono io: Silvia Benedet in arte silviabes, con il mio reportage illustrato fatto di parole, fotografie e disegni. Buon viaggio!
Alla scoperta delle Langhe: storia, vitigni, territorio
L’approfondimento sui vini delle Langhe è iniziato con un seminario tenuto da Sandro Minella, sommelier, guida turistica, docente della Barolo & Barbaresco Academy (ne parliamo dopo) e soprattutto grandissimo conoscitore e appassionato del territorio. Le strade di Vinarius e Minella si erano già incrociate in passato e sapevamo che era una garanzia.
Il seminario è stato un piccolo viaggio nel tempo, che, oltre al semplice racconto di come si sono sviluppati la coltivazione, la produzione e il commercio del vino nelle colline di Langa, ci ha fatto riflettere su quanto le interazioni tra fattori antropici, fattori naturali e vitigni possano incidere in modo anche molto diverso tra un territorio e l’altro e avere risvolti che ne cambiano letteralmente il volto.
Un mosaico di vini e tradizioni
Un esempio? Il Piemonte è la regione italiana con il più elevato numero di DOC e DOCG. Dal medesimo vitigno nascono Denominazioni e vini diversi (pensiamo al Nebbiolo).
Questo è successo perchè il vino storicamente è stato prodotto localmente e consumato localmente, dando vita a tanti modi di coltivare e vinificare le uve, e tante tradizioni locali, molte delle quali non si sono perse attraverso i secoli. Tutto ciò è stato possibile grazie ad un altro passaggio che ci è saltato agli occhi come fondamentale quando abbiamo ripercorso la lunghissima storia che accomuna Langhe e vino: dopo i secoli delle grandi casate, dopo i passaggi tra commercianti e contadini, e dopo il secondo dopoguerra (con la “malora”), le colline non si sono spopolate, come è successo a tantissime altre zone agricole d’Italia. Ciò avrebbe scritto la parola fine su tradizioni e usanze che per generazioni erano state tramandate tra genitori e figli.
Il merito si deve ad un fattore completamente esterno: la prossimità delle grandi industrie, che hanno permesso ai giovani di rimanere nel territorio. Così facendo non è che non si è persa la proprietà e non si è persa la conoscenza. Questo ci restituisce quella realtà così storicamente radicata e così frammentata in un mosaico di vini e storie che sono le Langhe di oggi.
Barolo & Barbaresco Academy
L’esperienza formativa vissuta dagli enotecari è un estratto del più ampio programma di formazione della Barolo & Barbaresco Academy, un percorso di formazione intensivo su due livelli esclusivamente rivolto ai professionisti del settore, promosso e organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e dalla Strada del Barolo e grandi vini di Langa.
Il percorso formativo di primo livello ha molto in comune con i temi affrontati nel nostro Stage. Si articola in moduli di tre giorni dedicati alla storia e alla geologia, alla parte pedoclimatica, ai vitigni e all’enologia: una full immersion tra lezioni in aula, degustazioni, pranzi in abbinamento e tour guidati condotti da docenti di alto livello, selezionati fra le personalità più autorevoli del panorama enologico piemontese.
Le prossime date sono disponibili qui.
I suoli nelle Langhe
Il secondo relatore, che ha fatto poi evolvere il seminario in degustazione guidata, è stato Edmondo Bonelli. Enotecnico, dottore in Scienze Naturali e consulente ambientale per l’agricoltura, oltre che docente della Barolo & Barbaresco Academy.
Bonelli si è focalizzato su legami e connessioni tra suolo, geologia e viticoltura. La territorialità nelle Langhe infatti si esprime in maniera particolarmente “grandiosa”, grazie soprattutto all’iper sensibilità del vitigno Nebbiolo, che registra la varietà di microclimi e suoli.
In particolare questi ultimi hanno le seguenti caratteristiche:
- derivano tutti da rocce sedimentarie (componenti)
- hanno tessitura limosa o sabbiosa
- sono calcarei (tranne dove il bosco li ha trasformati)
- sono ricchi di magnesio
- hanno una buona capacità di trattenere l’acqua
- sono diversi a seconda delle formazioni geologiche
Una via particolarmente efficace di farci testare in prima persona le differenze dei suoli e la peculiare sensibilità del Nebbiolo è stata quella di farci degustare una serie di campioni di micro-vinificazioni (fatte da Bonelli stesso) 100% Nebbiolo, provenienti da zone diverse e in due diverse annate per ognuna. Le considerazioni e i risultati sono stati oggetto di una vivace discussione anche tra gli enotecari.
Incontriamo i produttori di Barolo e Barbaresco
Due produttori nel Barolo e due nel Barbaresco, tutte realtà a conduzione familiare. Abbiamo dedicato la seconda giornata dello stage Langhe 2024 alle visite in azienda. Questo ci ha permesso di vedere le cantine, conoscere meglio il territorio, le diverse filosofie e terreni, e naturalmente assaggiare i vini. Sempre diversi, sempre influenzati da mille fattori, sempre interessanti.
Ci hanno gentilmente aperto le porte (e bottiglie):
Livia Fontana
Cantina storica, in una posizione panoramica a Castiglione Faletto dove coltivano uve dal 1600: sono all’ottava generazione. Si considerano tradizionalisti, e portano avanti la loro filosofia con botti grandi (rovere austriaco) e affinamenti lunghi, per una pulizia naturale. Lavorano due cru importanti, Villero e Bussia, ponendo sempre grande attenzione in vigna. Abbiamo avuto il piacere di farci guidare da Livia nella degustazione di tutta la linea di vini.
Agricola Marrone
Arrivata alla quarta generazione, l’azienda agricola Gian Piero Marrone è oggi in mano alle tre sorelle della generazione più giovane. Si tratta di una cantina con cucina, situata in frazione Annunziata a La Morra, dove i vini si possono abbinare a un pasto con una meravigliosa vista, grazie alle vetrate panoramiche che si affacciano sui vigneti. Anche qui Serena, che ci ha accolti in azienda, ha dato soprattutto enfasi all’attenzione in vigneto: lavori manuali, concimi organici, cura della microflora nei suoli.
Cantina Rizzi
La Cantina Rizzi, situata in un bel casolare di Treiso, coltiva 40 ettari di vigna situati in 6 grandi zone del Barbaresco, i cru Rizzi, Pajorè, Nervo, Manzola, Giacone e Bricco di Neive. Abbiamo potuto assaggiare il loro metodo classico Alta Langa, apprezzare il Dolcetto come “biglietto da visita” e infine degustare 3 cru di Barbaresco, in maniera orizzontale sull’annata 2020. Meravigliosi i disegni a mano di Enrico, che creano bellissime ed originali etichette!
Cantina Giuseppe Cortese
Otto ettari di vigneto per lo più situati nel cru Rabajà, con viti particolarmente vecchie (si arriva ad oltre 60 anni di età). Con Gabriele, terza generazione in vigna e cantina, abbiamo parlato di cambiamento climatico e di cosa si può fare (e cosa fa lui) in vigneto per adattarsi a questa nuova realtà, senza compromessi sulla qualità dei vini e senza esagerazioni sul grado alcolico. Oltre al Barbaresco Rabajà, vino di punta della cantina, abbiamo assaggiato lo Chardonnay, il Dolcetto e la Barbera.
I sörì e il dolcetto di Diano d’Alba
Oltre ai blasonati Barolo e Barbaresco, durante lo Stage Langhe 2024 abbiamo approfondito anche il Diano d’Alba DOCG, pregiata versione del vino dolcetto, proveniente da un piccolissimo comune particolarmente vocato e affezionato al vitigno.
Negli ultimi anni l’appeal del dolcetto sta ricominciando a crescere soprattutto nei mercati esteri, e pare che proprio il Maestro Gino Veronelli avesse messo il Diano d’Alba tra i vini che più amava.
Il Dolcetto di Diano d’Alba DOCG si produce solamente all’interno di un piccolo Comune a sud di Alba, allungato su una collina a 500 metri di altitudine.
La predilezione dei produttori di Diano per questo vitigno e l’esperienza tramandata nelle generazioni hanno individuato nel tempo così bene le posizioni migliori per i vigneti che è stato possibile delimitarle con precisione fin dal 1986.
Le aree di questo territorio più vocate alla viticoltura, si chiamano sörì che in dialetto piemontese sta per “luogo ben esposto”. In tutto i sörì interamente compresi nel Comune di Diano d’Alba sono 76 e nel 2010 il Consorzio li ha proposti al Ministero dell’Agricoltura per dar loro il valore di Menzioni Geografiche Aggiuntive come si è fatto con i vini Barbaresco e Barolo.
Siamo andati a conoscere di persona tutti questi aspetti presso l’enoteca e cantina comunale I sörì di Diano dove abbiamo potuto degustare sei Diano d’Alba DOCG raccontati da chi li conosce meglio.
Il tartufo d’Alba
A conclusione dei tre giorni trascorsi nelle Langhe, abbiamo dedicato l’ultima visita ad un’altra eccellenza locale: il Tartufo Bianco d’Alba. Per iniziare a conoscere questo particolare dono della terra, e il suo intimo rapporto con gli abitanti del territorio, la prima tappa può essere una visita al MUDET, il Museo del tartufo di Alba.
Il MUDET ha sede nel Cortile della Maddalena, proprio dove si svolge ogni anno la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
Ad affascinarci particolarmente sono state le descrizioni dedicate al trifolao, il tartufaio, alle regole e usanze di questa figura popolare ma anche misteriosa (probabilmente perchè legata alla notte), e al suo fedele compagno: il cane da tartufo. Proprio a queste “coppie” è dedicata all’interno del museo una selezione di immagini scattate dal celebre fotografo Steve McCurry.
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