Le UGA del Chianti Classico: reportage illustrato dello Stage Vinarius
Vinarius e Chianti Classico
Questo 2023 per Vinarius è iniziato sotto il segno del Gallo Nero.
Tra gennaio e febbraio, nell’ambito del calendario di appuntamenti formativi Vinarius Academy, gli associati sono stati coinvolti in due webinar, organizzati dal Consorzio vino Chianti Classico, dedicati alle UGA: le nuove Unità Geografiche Aggiuntive (torneremo sul significato e sulla portata di questa novità poi).
Sempre a febbraio, una delegazione di soci ha partecipato a Chianti Classico Collection 2023, dove era a loro disposizione un tavolo per degustare insieme alla stampa, scoprire le nuove annate dei vini del Gallo Nero e incontrare i produttori (oltre 200!).
Infine, per le enoteche che versano la quota associativa di quest’anno, in omaggio ci sarà un’ulteriore occasione di full-immersion tra questi vini: L’Atlante dei vigneti e delle UGA del Chianti Classico di Enogea, a cura di Alessandro Masnaghetti e Paolo de Cristofaro.
Insomma, il terreno era più che pronto per un nuovo viaggio nel territorio.
Da domenica 16 a martedì 18 aprile i rappresentanti di sette enoteche provenienti da Lombardia, Puglia, Lazio, Veneto, Alto Adige e Campania sono stati ospiti del Consorzio per uno Stage Vinarius che ci ha portati conoscere da vicino le famose UGA, che ora è proprio arrivato il momento di spiegare meglio.
A raccontarvi la full-immersion di Vinarius tra assaggi, crinali, poggi e “ciccia” ci sono io: Silvia Benedet in arte silviabes, con le mie parole, fotografie e disegni. Buon viaggio!
Le UGA del Chianti Classico, e perchè per noi è così importante capirle
Cosa sono le UGA
Innanzitutto: cosa sono le Unità Geografiche Aggiuntive, che da ora in poi chiameremo solo UGA? Facciamo un passo indietro. Nel giugno 2021 è stato approvato dall’Assemblea dei Soci del Consorzio vino Chianti Classico il progetto di suddivisione del territorio di produzione in zone più ristrette e dotate di maggiore omogeneità: le UGA, appunto. Questo percorso proseguirà con l’introduzione della menzione in etichetta per la tipologia Chianti Classico Gran Selezione.
Sono state individuate e delimitate come UGA undici aree all’interno della zona di produzione del Chianti Classico. Fra gli obiettivi di questo ambizioso progetto, quello di rafforzare il binomio vino-territorio: un elemento, quello della territorialità, apprezzato sempre più dal consumatore.
Una novità che parla del passato
Quindi, in un futuro prossimo (non abbiamo ancora una data certa, ma poco cambia ai nostri fini) il consumatore troverà nelle etichette del Chianti Classico Gran Selezione delle informazioni nuove. Per noi, come enoteche, sarà importante essere preparati per poter spiegare al meglio ai clienti questa importante novità, che è anche un’ulteriore opportunità per raccontare territorio, differenze e peculiarità.
Abbiamo approcciato il tema proprio come piace a noi, calice alla mano. Il Consorzio ha organizzato un seminario con degustazione delle 11 UGA, tenuto dalla bravissima Caterina Mori, che è stato prezioso in termini di nozioni e assaggi e utile a sciogliere alcuni dubbi.
La degustazione è stata un vero tour, un saliscendi tra vigne e poggi, e ci ha aiutato a comprendere come le UGA siano un nuovo modo, seppur con radici antiche, di pensare la geografia del territorio del Chianti Classico.
Non fraintendiamoci, i confini geografici della Denominazione sono sempre quelli, ci mancherebbe, si tratta pur sempre del territorio del vino che per primo ha avuto un riconoscimento ufficiale in quanto tale, nel nostro Paese (breve riassunto: i confini furono stabiliti per la prima volta con un editto nel lontano 1716, nel 1924 venne fondato il Consorzio di Tutela, nel 1932 uno specifico decreto ministeriale aggiunse l’aggettivo “Classico” per distinguere il Chianti prodotto nella zona di origine).
L’importanza delle piccole comunità
Le UGA sono proprio il riconoscimento di questa storia secolare, una voglia di raccontare anche in etichetta la storia dei legami tra il territorio e le comunità di persone che producono quel determinato vino. Attenzione: parliamo di comunità, più che di suoli.
Per identificare le singole UGA non sono stati semplicemente ripercorsi i confini comunali né sono basate su una zonazione. In alcuni casi i confini amministrativi coincidono perfettamente, ma in generale hanno contato di più i confini naturali, come i rivi, i sentieri, i crinali.
Questo concetto è stato approfondito ulteriormente il giorno dopo, quando abbiamo avuto il piacere e l’onore di visitare il territorio insieme a Alessandro Masnaghetti, l’uomo delle mappe in persona, autore dell’Atlante dei vigneti e delle UGA del Chianti Classico.
Masnaghetti ci ha appunto parlato dei suoli e della geologia del territorio, ma non come discrimine tra una UGA e l’altra. Ci ha parlato invece di piccole comunità e della loro storia, di confini naturali, di esposizioni e dei micro-climi. Le UGA ci restituiscono un’immagine di gruppi di produttori, e famiglie, che nei decenni hanno costruito legami tra di loro e tra i loro vini, a partire da alcune caratteristiche in comune della porzione del territorio che condividevano. Basare le UGA su una zonazione avrebbe significato frammentare di più il territorio, creando zone piccolissime e soprattutto dividendo delle aree che di fatto si sentono un’unica comunità.
Il viaggio nel territorio con Masnaghetti e il team del Consorzio ha attraversato borghetti, strade bianche, un sacco di boschi e varie UGA. Abbiamo sostato in vari punti panoramici e vigneti, osservando i suoli, i cambiamenti di luce e le diversità tra i paesaggi.
È stata un’occasione unica di formazione e crescita professionale, arricchita di assaggi (anche in vigneto!), aneddoti e nozioni che senz’altro ci aiuteranno nel lavoro di comunicazione che in prima linea facciamo verso i consumatori.
Casa Chianti Classico
Per chi non disponesse di un Masnaghetti che racconta il territorio, una buona base di partenza per conoscere il Chianti Classico è andare a trovarlo a casa sua. Casa Chianti Classico ha sede in un ex-convento restaurato a Radda in Chianti, che ospita un bistrot, l’enoteca del Gallo Nero, e un percorso sensoriale ed informativo dedicato al vino e alla sua storia.
Tutte le info su https://www.casachianticlassico.it/it/
Il lato verde del Gallo Nero
Un territorio non è mai solo vino, neanche quando la viticoltura è antica, blasonata e dai risultati eccellenti e prosperi come in questo caso. Da sempre, nel territorio del Chianti Classico si produce anche olio e storicamente ogni azienda vitivinicola ha i suoi uliveti.
Grazie ad un seminario con degustazione del Consorzio Olio DOP Chianti Classico presso la Extra Gallery di Pruneti, abbiamo potuto conoscere le caratteristiche principali dell’olio extravergine d’oliva qui prodotto, delle principali cultivar e dei possibili usi in cucina.
È stato per noi ulteriormente interessante il poter discutere delle difficoltà nel far percepire la qualità dell’olio extravergine, del perché questa sia importante, e di come è possibile comunicare al cliente dell’enoteca le caratteristiche di un olio DOP.
In visita
Un tour del territorio non sarebbe completo senza le visite alle cantine! Grazie al Consorzio Chianti Classico, abbiamo potuto incontrare quattro produttori che ci hanno dato un’ulteriore panoramica sulla Denominazione grazie ai loro stili e filosofie molto diversi tra loro.
Tra lunedì e martedì abbiamo visitato:
- Monteraponi, una cantina “nascosta” in un antico borgo medievale, romanticamente suggestivo, circondato da una sorta di anfiteatro di vigne e boschi, a Radda. Michele ci ha mostrato le sue vecchie vasche di cemento (oltre alle botti di affinamento) raccontandoci la sua filosofia e metodo di produzione. Poi ha degustato con noi il suo Chianti Classico DOCG, la Riserva e il Baron’Ugo.
- Riecine, che come luogo di produzione di vino ha una storia centenaria, e come cantina ha celebrato i suoi primi 50 anni, fondata nel 1971 da una coppia italo inglese (i leggendari John e Palmina – tra noi c’era anche chi li aveva conosciuti di persona!) che si innamora di Gaiole e lascia Londra per un cambio di vita. 3 cambi di enologi e 3 cambi di proprietà dopo, rimangono oggi centrali l’importanza del vitigno sangiovese, dell’altitudine (siamo a 480 m) e dell’uso del cemento in cantina. Oltre al Chianti Classico, abbiamo assaggiato il Riecine di Riecine, e il supertuscan La Gioia.
- Buondonno, la cantina fondata nel 1988 da Gabriele Buondonno, sin dal principio orientato all’agricoltura biologica. Ci ha accolto nella sua cucina tra formaggi di capra per degustare il suo Chianti Classico e Chianti Classico Riserva, non prima di aver ammirato le sue viti maritate, da cui produce il Lemme Lemme.
- Fontodi, dove ci ha accolto Giovanni Manetti, che avevamo già incontrato in qualità di presidente del Consorzio. La cantina si trova nella “conca d’oro”, a Panzano, enclave di produttori bio. Manetti ci ha raccontato di come abbia iniziato da giovanissimo a lavorare nell’azienda di famiglia, facendone il suo grande progetto di vita. Abbiamo assaggiato varie annate di Fontodi Chianti Classico DOCG, Gran Selezione Vigna del Sorbo e il Flaccianello della Pieve.
Come è andata? Parola agli enotecari
Gli Stage Vinarius sono la prova concreta dell’importanza che ha la formazione all’interno dell’Associazione. Danno la possibilità di visitare i territori, di dare una terza dimensione a quella geografia imparata dalle mappe, di farsi raccontare i vini da chi li produce, dai migliori esperti di ogni singola zona.
In particolare questa volta, la formazione specifica sulle UGA si rivelerà sicuramente assai utile in enoteca.
Ringraziamo di cuore Gerardo Giorgi, Ilaria Micheli e Caterina Mori del Consorzio Chianti Classico per aver così ben organizzato, e poi vissuto con noi, questa full-immersion nelle terre del Gallo Nero.
Ecco alcuni dei commenti dei partecipanti sull’esperienza:
- “Sul lato tecnico avevo già una formazione di base direi buona sulle UGA, ma questo stage ha colmato anche la parte degustativa completando la mia formazione. Mi porterò sicuramente a casa le tante nozioni apprese con Masnaghetti sui vari areali… meriterebbero altri approfondimenti!” Andrea, Enoteca La Barrique, Cantù CO
- “Ho deciso di iscrivermi perchè non ho avuto modo di partecipare ai webinar sulle UGA proposti in precedenza e la possibilità di vivere il territorio è una grande occasione di approfondimento. Le UGA in Chianti Classico erano per me sostanzialmente sconosciute, anche se ho già avuto modo di apprezzare il lavoro simile fatto da Alessandro Masnaghetti (un fenomeno) in altri territori vitivinicoli italiani. Mi hanno colpito le notevoli differenze climatiche e geologiche, con conseguente diversità di risultato finale, che si possono trovare nelle varie UGA.” Mirco, La mia cantina, Padova
- “Conoscevo già abbastanza le UGA, ma ho deciso di non rinunciare a questa occasione di formazione e approfondimento sul territorio. Gli Stage sono sempre un’esperienza unica, da provare! Mi hanno colpito le differenze delle varie zone e la professionalità degli interlocutori”, Carlo, Coloniali Gargiulo, Eboli SA
- “Oltre a come e bene è stato organizzato lo stage dal Consorzio e dalla Vinarius, mi ha particolarmente colpito la varietà e diversità di microclima e sottosuoli all’interno dello stesso territorio, con conseguenti caratteri e personalità diverse nei vini lì prodotti. Inoltre, seppur la zona del Chianti Classico sia tra le più storiche del panorama vitivinicolo mondiale, ho trovato una visione al futuro viva.”, Filippo, Enoteca Un mondo diVino, Orzinuovi BS