Stage nelle Langhe: reportage illustrato
Lo Stage Vinarius nelle Langhe
Da domenica 19 a martedì 21 Marzo si è svolto il primo Stage Vinarius del programma di formazione Vinarius Academy del 2023.
Ospiti del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che è stato il nostro Virgilio in questo viaggio di approfondimento, sono arrivati ad Alba i rappresentanti di nove enoteche da tutta Italia. Dalla Puglia proveniva il gruppo più numeroso (più della metà), i rimanenti da Lombardia, Veneto e Sardegna.
Il focus dei tre giorni sono stati Barolo e Barbaresco, con piccole incursioni su altre particolarità ed eccellenze del territorio, a cui certo le cose da far scoprire e assaggiare non mancano.
Reportage Illustrato dello Stage Vinarius nelle Langhe
A raccontarvi questa intensa esperienza in compagnia degli enotecari Vinarius tra arenarie di Diano, ere geologiche, tannini e vitello tonnato ci sono io: Silvia Benedet in arte silviabes, con il mio reportage illustrato fatto di parole, fotografie e disegni. Buon viaggio!
Storia, vitigni, territorio
Il cielo è grigio sopra ad Alba quando arriviamo, nel pomeriggio di domenica. Ma poco importa, ci aspettano circa tre ore tra le mura di uno dei luoghi della cultura enologica più rappresentativi del territorio: la Scuola Enologica, sede anche del Consorzio di Tutela.
Ad un certo punto, durante i giorni successivi, verrà detto che il paesaggio è come un libro, se conosci la lingua in cui è scritto puoi leggere quello che ti racconta. Ecco, queste prime ore nelle Langhe sono dedicate non dico ad imparare perfettamente la lingua, ma ad apprendere quell’infarinatura sulla grammatica di base che ci permetterà poi, durante la vera lettura del paesaggio, di comprendere ciò che stiamo vedendo.
Sandro Minella, sommelier, guida turistica e vero pozzo di aneddoti e curiosità sul territorio, ci accompagna in un piccolo viaggio nel tempo attraverso il lungo intreccio che uomo, colli e vino hanno portato avanti per secoli in queste terre.
Partiamo da un passato remoto, dal ruolo avuto dall’aristocrazia nello sviluppo della viticoltura, per poi passare nei decenni in mano ai negozianti/imprenditori, prima di arrivare ai viticoltori/produttori. Parliamo di lungimiranza, di come si siano capite le potenzialità che il vitigno Nebbiolo poteva esprimere in questi territori, con confini, ancora non delimitati da un disciplinare, ma sorprendentemente simili a quelli di oggi. Attraversiamo epoche lontane, momenti di malòra, la prima legge sui vini di qualità, l’arrivo di DOC e DOCG, la reazione allo scandalo del metanolo, i Barolo boys (and one girl) degli anni Novanta, fino ad arrivare agli anni della crescita, vera e continua, dal 2000 circa.
Crescita che ha visto come protagonisti soprattutto Barolo e Barbaresco, (forse a discapito delle molte altre Denominazioni delle Langhe, di cui abbiamo fatto una carrellata), e per conoscerli ancora più a fondo, armati di mappe, ci siamo addentrati su concetto, storia e valore delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA). Le MGA hanno radici antiche: è del 1751 l’etichetta di un vino che identifica una microzona, il “vino dei cannubi”. Oggi le MGA sono 170 per il Barolo e 66 per il Barbaresco, e quasi tutti i produttori le rivendicano: ne ha almeno 1 il 90% dei produttori di Barolo e il 95% di quelli di Barbaresco, con una media di 2 MGA per cantina.
Al di là della nozionistica, quello che ci portiamo a casa dal seminario storico e antropologico, oltre che enologico, di Sandro Minella è un affresco su un territorio dove la vite, da brava liana quale è, è cresciuta intrecciandosi quasi indissolubilmente con la storia locale. Uno degli elementi che sembrano aver fatto più la differenza, a più riprese nei decenni, è la frammentazione delle proprietà. In assenza di grandi proprietari e latifondi, il vigneto prima e la cantina poi sono stati sussistenza, elemento , orgoglio e fonte di ricchezza per una percentuale altissima di famiglie locali. Anche oggi la media delle proprietà è di 1,7 ettari.
Tutto parte dal suolo
Il secondo relatore, che farà evolvere il seminario in degustazione guidata, è Edmondo Bonelli. Enotecnico, dottore in Scienze Naturali e consulente ambientale per l’agricoltura, si è addentrato con noi nelle meraviglie geologiche che rendono i suoli delle Langhe così ricchi, così adatti alla viticoltura, ma con notevoli differenze tra loro. Differenze che ci ha saputo raccontare facendoci fare esperienza di prima mano: assaggiando i vini e osservando il paesaggio.
Il Nebbiolo è un vitigno estremamente sensibile e adattabile. È reattivo e i risultati che dà sono molto legati al suo areale. Terroir-driven è il termine adatto, a seconda di dove si trova si sviluppa in modo diverso.
Qui c’è stato il primo esempio pratico per capire le differenze: Bonelli ha portato 8 vini, risultato di micro-vinificazioni (fatte da lui stesso) 100% Nebbiolo da zone diverse e in due diverse annate.
Il secondo esempio l’abbiamo visto nella pratica il giorno seguente, ma in aula ne abbiamo appreso le basi teoriche. Nelle Langhe non si fa viticoltura di pianura, si coltivano i versanti delle colline. Ci sono alcune caratteristiche comuni a tutto l’areale, come il fatto che i suoli derivino da rocce sedimentarie, e che trattengano bene l’acqua, ma queste colline e questi versanti hanno forme diverse a seconda della conformazione dei suoli sottostanti, che daranno poi caratteristiche distintive all’uva e quindi al vino.
Oltre a caratteristiche, età e conformazione di Lequio, marne di Sant’Agata, arenarie di Diano, gesso & co., un altro aspetto interessante della lezione è stato l’emergere, nella discussione, del tema legato al cambiamento climatico. Molti sono gli interrogativi su come influirà (sul se influirà non ci sono tanti dubbi) nei risultati delle ultime vendemmie e di quelle future. La carenza di acqua, che nelle Langhe non ha mai costituito un problema, sicuramente giocherà un suo ruolo, con probabilmente delle novità in termini di risultati e caratteristiche dei diversi cru e microzone.
Barolo & Barbaresco Academy
L’esperienza formativa vissuta dagli enotecari è un estratto del più ampio programma di formazione della Barolo & Barbaresco Academy, un percorso di formazione intensivo su due livelli esclusivamente rivolto ai professionisti del settore, promosso e organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e dalla Strada del Barolo e grandi vini di Langa.
Il percorso formativo di primo livello ha molto in comune con i temi affrontati nel nostro Stage. Si articola in moduli di tre giorni dedicati alla storia e alla geologia, alla parte pedoclimatica, ai vitigni e all’enologia: una full immersion tra lezioni in aula, degustazioni, pranzi in abbinamento e tour guidati condotti da docenti di alto livello, selezionati fra le personalità più autorevoli del panorama enologico piemontese.
Le prossime date sono disponibili qui.
Leggere il paesaggio: tour delle MGA
Sole, cielo azzurro, e venticello fresco a seconda della zona in cui ci trovavamo (su questo ci torniamo dopo) sono stati i nostri compagni per la mattinata seguente, che ha visto i nostri enotecari alla scoperta delle diverse MGA nel territorio. Scortati dai docenti Minella e Bonelli, siamo andati a vedere con i nostri occhi i risvolti pratici delle nozioni apprese in aula. Ecco che il paesaggio quindi si apriva come un libro, finalmente eravamo pronti a leggerlo.
Le tappe sono state 4: Castiglione Falletto, Ravera, l’Annunziata e Barbaresco, dove abbiamo fatto un’ulteriore sosta per ammirare la Rocca dei Sette fratelli, uno spettacolare calanco.
Ci spostavamo con una navetta che ci permetteva, durante il viaggio, di ascoltare gli aneddoti storici di Sandro Minella, che hanno spaziato dalle storie di famiglie contadine, ai gossip dell’aristocrazia, passando per l’architettura. Dai finestrini si alternavano versanti vitati, boschi, alberi secolari, castelli, ciabòt (i vecchi ricoveri attrezzi agricoli, piccole stalle o casupole che si trovano qua e là tra i vigneti) e paesini.
Nelle soste Bonelli ci mostrava le forme collinari abbinandole al relativo sottosuolo. Ad esempio, in corrispondenza di marne di Sant’Agata laminate abbiamo un paesaggio più morbido, mentre con le stesse marne di Sant’Agata ma sabbiose, ne avremo uno più ripido. Tra una tipologia e l’altra, ovvero tra terreni più o meno sabbiosi, cambia anche la gestione stessa del vigneto, poichè hanno delle reazioni diverse all’acqua, o alla mancanza di essa.
Oltre ai suoli, naturalmente i vigneti sono influenzati anche da posizione ed esposizione: la visita nel territorio è utile anche per vedere come alcuni versanti siano più o meno protetti dai venti, ad esempio. La differenza di microclima si poteva percepire anche semplicemente dal nostro desiderio di infilare o no la giacca tra una sosta e l’altra: temperatura, umidità e vento sono diverse per ogni MGA.
Assaggiamo!
Un tour del territorio non sarebbe completo senza le visite alle cantine, e il Consorzio ci ha gentilmente organizzato tre appuntamenti in cooperative rappresentative del territorio, che potessero fornirci uno sguardo ampio sulla produzione.
Tra lunedì e martedì abbiamo visitato:
- Terre del Barolo, cooperativa di Castiglione Falletto fondata nel 1958, che oggi conta circa 300 soci. Abbiamo ammirato le centinaia di botti e di tini nella cantina sotterranea, e assaggiato un Diano d’Alba DOCG del 2021, prima di tre Barolo del 2018: un assemblaggio di tutti gli 11 comuni della Denominazione e due MGA.
- In Clavesana, cantina sociale e cooperativa di 200 viticoltori, oggi primo produttore di Dolcetto e di Dogliani DOCG nelle Langhe, dove abbiamo imparato qualcosa di più sul Dolcetto e assaggiato diverse annate di Dogliani e Dogliani Superiore.
- Produttori del Barbaresco, cooperativa dell’omonimo paesino, dove si colloca nel pieno centro. 54 soci con alle spalle una storia di orgoglio e sacrificio, che oggi li ha portati a produrre dei vini di altissima qualità.
Gli interessi di Vinarius spaziano dal vino a tutta la gastronomia, e quando si viaggia nei territori l’opportunità di conoscere le eccellenze locali è senz’altro ghiotta.
Abbiamo avuto il piacere di visitare in centro ad Alba il laboratorio con annesso shop dell’Azienda Agricola Altalanga, che produce Nocciola del Piemonte IGP delle Langhe bio. Dai suoi noccioleti, con una filiera cortissima, si occupa di tutti i passaggi, fino alla distribuzione, di nocciole in purezza, prodotti alla nocciola e cosmetici.
Come è andata? Parola agli enotecari
Gli Stage Vinarius sono la prova concreta dell’importanza che ha la formazione all’interno dell’Associazione. Danno la possibilità di visitare i territori, di sentire gli accenti, di farsi raccontare i vini da chi li produce, dai migliori esperti di ogni singola zona.
Il bagaglio di conoscenze con cui si torna a casa, e che potrà essere condiviso poi con il cliente in enoteca, è notevole.
Ecco alcuni dei commenti dei partecipanti sull’esperienza:
- “Mi hanno colpito la bellezza dei luoghi, i racconti e la storia dei produttori che si intrecciano con la nostra Storia. Le lezioni teoriche e pratiche sulla composizione dei terreni davvero illuminanti.” Chiara, Anelli Enoteca delizie dal 1970, Brindisi
- “Mi porto a casa la consapevolezza delle diversità insite nella stessa zona vinicola. Ho apprezzato molto la competenza dei relatori, e il fatto che ci sia stata data la possibilità di vedere sul territorio quanto esposto durante la sessione teorica” Leonardo, Enoteca Un Mondo di Vino, Orzinuovi BS
- “Oltre alla conoscenza di una realtà vitivinicola importante, mi è rimasto impresso quanto i produttori abbiano a cuore la valorizzazione del territorio al di là del proprio interesse.” Gianni, Enoteca Nasacca, Carloforte CI
- “Mi ha colpito l’unione e la perseveranza delle cooperative, in special modo quella dei soci dei Produttori del Barbaresco.” Giulio, Enoteca L’Angolo Divino, Ruvo di Puglia BA
- “Ai miei clienti darò la possibilità di capire le varie differenze partendo dal territorio e lasciando che diventi anche per loro una maniera di scoprire e affezionarsi attraverso i loro vini.” Cosimo, Enoteca Chisena, Latiano BR
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