Vinarius s’impara | Il Vino Santo del Trentino
Ricorda il sapore dell’uva appena raccolta e immediatamente rilancia altri sentori, stimola sensazioni gustative che richiamano alla mente saperi dimenticati, custoditi, sedimentati in una memoria enoica di una minuscola comunità di vignaioli.
Il secondo approfondimento dello Stage Vinarius che si è appena concluso tra le valli Trentine è stato sul Vino Santo Trentino, un vino dolce che ha la sua forza nell’acidità. Equilibrio, gentilezza, vigoria, setosità.
Conoscete il Vino Santo del Trentino?
Poco, anzi pochissimo. Al punto da essere esclusivo. Ogni anno, dopo un paziente riposo che dura almeno 6 anni dopo la vendemmia, di Vino Santo Trentino vengono imbottigliate neppure 50 mila “mezze bottiglie”.
È usato anche come vino da Messa, e il suo intersecarsi con il sacro non finisce qui. Le uve Nosiola che lo generano sono pigiate la Settimana Santa, poche ore prima della Pasqua. Dopo mesi di riposo su graticci, chiamati “arèle”, per consentire ai grappoli di cambiare aspetto (vengono aggrediti da muffe nobili) e nel contempo concentrare gli zuccheri dei chicchi. La pigiatura è un rito. Poi inizia il riposo in cantina.
Definito anche il “passito dei passiti”, pare che il Vino Santo si chiami così proprio per il suo periodo di torchiatura. Altri sostengono invece che sia legato al fatto che per produrlo serve la “pazienza di un Santo”. Difficile non crederci, visto che nessun altro vino al mondo rimane in appassimento naturale tanto a lungo.
Per saperne di più sul Vino Santo e sugli altri vini DOP del Trentino
Questa è solo una breve introduzione su quanto i nostri enotecari potranno approfondire in questa trasferta formativa.
Per saperne di più:
Ringraziamo per l’ospitalità e l’organizzazione il Consorzio Tutela Vini del Trentino, l’Istituto Tutela Grappa del Trentino e Visit Trentino
photo credits: Consorzio Vini del Trentino, ph. Daniele Mosna